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Scuola

Il Liceo “Federico Quercia” al XXVII Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani

Marcianise. Il Liceo “Federico Quercia” di cui è Dirigente Scolastico il Dott. Diamante Marotta si prepara a partecipare con la Compagnia del Teatro Antico al XXVII Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani, importante kermesse internazionale che si svolgerà tra il 13 maggio ed il 4 giugno 2023 nella suggestiva cornice del teatro greco di Siracusa.

Novanta compagnie teatrali provenienti da tutta Europa in particolare dieci dalla Campania ammesse alla competizione sulla base di una rigida selezione operata dall’Istituto Internazionale del Dramma Antico rappresenteranno sul palco di Palazzolo Acreide le opere più importanti della drammaturgia del mondo classico.

Tra le compagnie selezionate quest’anno avrà accesso alla competizione anche quella del Liceo Classico Federico Quercia. Gli studenti porteranno sulle scene la rappresentazione della tragedia greca Elettra di Sofocle. Lo spettacolo organizzato nell’ambito del Laboratorio di Teatro Antico Antonia Iodice dalle docenti Prof.ssa Marta Piccolo e Prof.ssa Giulia Rocco con la collaborazione della docente tutor Prof.ssa Giovanna Paolino vede coinvolti studenti delle classi I L I Q II L II Q III L e III Q e si avvale altresì del supporto del Collaboratore Vicario Prof. Pasquale Delle Curti.

Il Laboratorio del Teatro Antico del Liceo “Quercia” è stato fondato nel 2011 fortemente voluto dal D.S. Diamante Marotta e da allora questo percorso appassionante è divenuto un punto di riferimento fisso e sempre più importante nelle attività del Liceo con un alto valore culturale educativo e sociale riconosciuto sia in ambito nazionale che internazionale. Una compagnia teatrale in pianta stabile quella del Quercia alla quale partecipano anche ex allievi del prestigioso istituto e composta da ben 72 studenti che ricoprono ruoli differenti- attori musicisti ballerine costumisti scenografi- i quali ogni anno danno voce ad Eschilo Sofocle Euripide Plauto Terenzio ed agli archetipi umani che questi autori hanno creato e che impregnano ancora l’immaginario collettivo di tutta la cultura occidentale. “La partecipazione al Festival internazionale del dramma antico – ha affermato il dirigente scolastico Marotta – è l’esito di un percorso iniziato nel 2011. Tante sono state le tragedie e le commedie portate in scena dai nostri studenti in questi anni. Il Laboratorio di teatro antico è stato ed è un presidio formativo straordinario”.

“Attraverso la rappresentazione delle opere classiche- hanno dichiarato le professoresse Piccolo e Rocco- i nostri ragazzi vedono la meraviglia, il dolore l’amore e la complessità della vita. Ascoltano le parole di donne e uomini come loro non certo di eroi distanti nel tempo. Lo spirito greco ha una innata attitudine a vedere tutte le angolazioni possibili della realtà e trasforma il teatro in una palestra di libertà”.

L’Elettra di Sofocle

L’Elettra rappresentata tra il 420 e il 410 a. C. racconta il dramma dell’omonima protagonista figlia di Agamennone e Clitemnestra che intende vendicare la morte del padre avvenuta ad opera della madre. Elettra progetta il matricidio contando sull’aiuto del fratello Oreste. Nel corso della storia la protagonista affronta la violazione della propria casa da parte di Egisto amante della madre e piange la falsa notizia della morte del fratello. Ricomparso sulla scena e rivelatosi alla sorella Oreste può compiere il terribile gesto del matricidio progettato insieme ad Elettra. Sulla scena si disegna con vigore il dramma morale che contrappone il dovere di un figlio di vendicare il padre e la condanna del matricidio.

Il lavoro di riscrittura diversamente dall’originale sofocleo prevede l’arrivo sulla scena prima delle Erinni dee del tormento che condannano i due fratelli per il terribile gesto compiuto poi di tre personaggi nuovi: Dike personificazione della giustizia che prende in esame i punti di vista di Ifigenia e di Agamennone che rappresentano rispettivamente le ragioni di Clitemnestra e di Elettra ed Oreste. Al di sopra di tutti i personaggi si impone chiaramente nelle parole di Dike il richiamo al rispetto della vita dell’altro e l’invito ad acquisire nuove consapevolezze dalla sofferenza. Ed è questa l’eredità più grande che raccogliamo dal teatro classico: comprendere le contraddizioni e le sofferenze che attraversano la vita umana per farne strumento per migliorarla

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