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Scuola

«Responsabilità e memoria: narratrici e narratori della Shoah», Fausto Maria Greco al liceo Giannone

Caserta. Mercoledì 7 febbraio 2024 alle h. 11.00 presso l’Aula Magna del Liceo «P. Giannone» le classi quinte sia del liceo classico che del liceo scientifico incontreranno il prof. Fausto Maria Greco, per una lezione estremamente significativa dal titolo «Responsabilità e memoria: narratrici e narratori della Shoah».

L’incontro sarà introdotto dai saluti della D.S. prof.ssa Marina Campanile e sarà coordinato dal prof. G. Ventrone: dal confronto fra le memorie delle autrici e degli autori che sono sopravvissuti all’Olocausto emergerà infatti un quadro complessivo degli anni non solo del secondo conflitto mondiale, ma anche della fase successiva, quella postbellica, che vide spesso i superstiti emarginati e quasi ridotti al silenzio, in nome della pace appena ristabilita e di un mondo da ricostruire.

Fausto Maria Greco, ex allievo del Liceo Classico “P. Giannone”, è dottore di ricerca in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ed è attualmente docente di materie letterarie nei licei. Ha contribuito alla stesura di manuali scolastici e universitari; suoi articoli sono apparsi su riviste scientifiche italiane ed internazionali. Si è occupato della figura del tiranno nella tragedia del Settecento, di onomastica letteraria, dei temi della migrazione e della disabilità nella narrativa contemporanea, di didattica dell’italiano, della letteratura di testimonianza. Ha curato un’edizione di Viaggio incantato di Annie Vivanti (Napoli, Marchese, 2016) e il volume di studi miscellanei Borghesia. Sette approssimazioni (con M. Moccia e P. Palmieri, Napoli, Diogene, 2017).

Con il saggio intitolato La memoria dei salvati. Elie Wiesel e Primo Levi di fronte agli oppressori (Roma, Carocci, 2020) ha vinto il Premio Gozzano – “Augusto Monti” nel 2021. Questo studio, che è il risultato di un lavoro di ricerca di circa sei anni ed è stato pensato per un pubblico ampio, è senz’altro originale perché mancava finora, non solo in Italia, un confronto fra l’opera di Primo Levi e quella di Elie Wiesel sul rapporto tra oppressi e oppressori. I due scrittori, che sono tra i più autorevoli interpreti del discorso sulla Shoah, dedicano al tema i racconti autobiografici di Una vecchia conoscenza (nella raccolta de L’ebreo errante di Wiesel, del 1966) e di Vanadio (nella raccolta de Il sistema periodico di Levi, del 1975). Wiesel narra un incontro fortuito con un ex kapò del campo di Auschwitz, avvenuto nel dopoguerra, a Tel Aviv, all’epoca del processo al criminale nazista Adolf Eichmann. Levi racconta, invece, il dialogo a distanza, prima per iscritto e poi telefonicamente, con il vecchio responsabile del laboratorio di un sottocampo del lager di Auschwitz, in cui lo scrittore ed ex deportato italiano ha lavorato per alcuni mesi nel 1944.

I racconti di Levi e di Wiesel affrontano i nodi del collaborazionismo e del crimine burocratico, la questione dell’esclusione delle vittime dall’umanità come scopo delle persecuzioni antisemite, il problema della partecipazione di individui ordinari al sistema industriale di morte messo in piedi da Hitler. Le posizioni dei due scrittori si differenziano sul terreno del confronto con i vecchi aguzzini, ma la conclusione delle due vicende, almeno nella finzione letteraria, registra in entrambi i casi una sorta di sospensione del giudizio e la difficoltà dei due protagonisti ed ex deportati nel pronunciare una condanna definitiva ai danni dei vecchi oppressori. A partire da queste riflessioni il professor Greco allargherà la sua analisi alle scrittrici che hanno investigato le tematiche inerenti la Shoah, e che ancor oggi con le loro opere e la loro voce viva e presente preservano la memoria dell’Olocausto.

Redazione

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