Marcianise. Ancora un successo per il Liceo “Federico Quercia”. L’istituto guidato dal Dirigente Scolastico Dott. Diamante Marotta ha ricevuto la Menzione Speciale alla premiazione del concorso artistico – letterario “Don Peppe Diana” – edizione XIX a.s 2023/2024 – organizzato da Associazione Scuola di Pace Don Peppe Diana Onlus e da Comitato Don Peppe Diana.
La cerimonia di premiazione si è svolta lunedì 27 Maggio 2024 alle ore 16 presso la Chiesa San Nicola di Bari in via Parroco Schiavone a Casal di Principe, la chiesa, cioè, nella cui sagrestia fu ucciso Don Peppe Diana esattamente 30 anni fa, ovvero il 19 marzo 1994.
Il premio è stato consegnato agli studenti della classe 4 F Liceo Scientifico Piccolo Gianluigi Kirill, De Matteo Anna e Valentino Angelo per il testo prodotto dal titolo “Il Diritto di essere Liberi, il Dovere di essere Liberi: per Don Peppe Diana”. Referente del progetto la Prof.ssa Giovanna Paolino che ha accompagnato a Casal di Principe la delegazione dei “Quercini”.
Sono intervenuti: Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa, la Dott.ssa Federica Bevilacqua, in rappresentanza del Prefetto di Caserta Dott. Giuseppe Castaldo, l’Onorevole Federico Cafiero de Raho, Deputato, già Procuratore Nazionale Antimafia, il Dott. Ettore Acerra. Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale, e Don Tonino Palmese, Presidente Fondazione Polis. Presenti, altresì, i rappresentanti delle Forze dell’Ordine ed Emilio e Marisa Diana, rispettivamente fratello e sorella di Don Peppe.
L’evento è stato presentato dalla Prof.ssa Lina Ingannato Presidente Presidente Scuola di Pace don Peppe Diana.
Il Liceo “Quercia” è stato selezionato fra le circa 300 scuole che hanno partecipato al concorso e facenti parte non solo della Regione Campania ma anche di altre Regioni italiane.
Tra i premi ricevuti dagli studenti di Diamante Marotta anche una litografia, realizzata dall’Artista Anna Maria Zoppi, rappresentante Valerio Taglione, protagonista della resistenza civile alla camorra in Campania, dopo la morte di Don Diana, e venuto a mancare nel 2020, a soli 51 anni, per un male incurabile.
“Questo riconoscimento – ha dichiarato il Dirigente Scolastico Diamante Marotta – rappresenta per noi motivo di profondo orgoglio. È quanto mai fondamentale educare i giovani a tenere la schiena dritta, a cercare il confronto e il dialogo, il rispetto e l’apertura, mai la distruzione e l’annichilimento dell’altro. Se così non fosse, vano sarebbe il ricordo di Don Peppe Diana e di quanti sono stati uccisi dai clan”.
Qui di seguito il testo del prodotto realizzato dagli studenti della 4 F che ha ricevuto la Menzione Speciale.
“IL DIRITTO DI ESSERE LIBERI, IL DOVERE DI ESSERE LIBERI”
PER DON PEPPE DIANA
1 – Dove inizia l’illegalità?
A tutti può capitare (e capita) di parcheggiare l’auto in seconda fila. Ma se lo ritieni un diritto da difendere anche a costo di scatenare una rissa, perché “io so’ furbo”, non sei molto differente da chi ha ucciso Peppino Diana.
A tutti può capitare (e capita) di dover affrontare una scocciante trafila burocratica per avere un documento. Ma quando pensi “ecchisenefrega, io parlo con Tizio e passo davanti a chi sta prima di me”, non sei molto differente da chi ha ucciso Peppino Diana.
A tutti può capitare (e capita) di avere un diverbio, di avere un contrasto per mille motivi; ma se trovi normale difendere le tue ragioni solo con la violenza dei cazzotti, dei coltelli, non sei molto differente da chi ha ucciso Peppino Diana..
Tutti si deve prima o poi cercare un lavoro. Ma se cerchi prima chi ti può raccomandare, chi ti può “sistemare”; se trovi normale sottometterti al “potente” per avere un diritto, non sei molto differente da chi ha ucciso Peppino Diana.
Perché «dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che é la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio».
2 – “Per amore di Peppino Diana non tacerò”: i fessi e i furbi
Peppino Diana è stato ammazzato perché diceva «le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili». E’ “esempio” come lo intendeva lui il tacere, il farsi gli affari propri? Quanto durerebbe la camorra senza l’omertà? Quanto durerebbero la camorra, la mafia, la volenza estorsiva, senza i “chi me lo fa fare”, i “fammi fare i fatti miei”, i silenzi interessati, il calcolo della convenienza? Tacere, far finta di non vedere, di non sentire non è solo vigliaccheria complice. E’ stupidità. Perché ci si dimentica di una cosa: e se domani toccasse a mio figlio, a mio padre, a mia sorella? Son sicuro che a me non toccherà mai perché “mi faccio i fatti miei”?
Ognuno di noi poteva benissimo essere al posto di Augusto di Meo. Magari solo perché doveva mettersi d’accordo per un matrimonio, un battesimo. Se ci fossi stato TU al posto di Di Meo, quella mattina del 19 marzo 1994, cosa avresti fatto? E con che coraggio ti saresti sposato/a, avresti fatto battezzare tuo/a figlio/a nella stessa chiesa dove avevi visto ammazzare non un “eroe” ma un uomo come te? Come si può vivere sapendo che “ho visto uccidere un uomo, ho visto il suo sangue uscirgli dalle ferite, ma meglio che mi sto zitto perché mi faccio i fatti miei”?
Essere liberi non è solo un diritto. E’ anche un dovere. E la coscienza di una persona che tace per paura, per interesse, per convenienza non è mai libera. Ma è serva, prima ancora che complice. Dovunque vai, qualunque cosa fai, la tua coscienza ti accompagna sempre. E a te stesso non puoi mentire. Mai. E non sai mai quando ti ricorderà “sei stato un vile e un servo”: se trovi normale e conveniente vivere così, non hai niente a che vedere con Peppino Diana, anche se lo commemori; e non sei molto differente da chi ha ucciso Peppino Diana.
Anzi: dal loro (degli assassini) punto di vista, meriti solo disprezzo. Perché non hai nemmeno “le palle” di guardare in faccia un uomo e sparargli addosso. Ma solo la piccola vigliaccheria di “famm’ sta zitt’ “. Hai detto loro che posson fare di te quel che vogliono. Quando vogliono. Ma allora ti sei detto da solo che vali poco e niente. Che il prezzo della tua dignità di uomo non lo decidi tu ma lo decidono “loro”.
3 – Noi e “loro”
Dunque, non ci vuole molto a diventare complici di chi spaccia, taglieggia, ammazza, corrompe. E’ solo il caso che può farti dire “ma io mica spaccio, mica ammazzo: mi faccio solo i fatti miei”. Vero. Ma se sai e taci, se hai visto ma scegli di non vedere, il prossimo morto ce l’hai sulla coscienza ANCHE TU. Perché, come diceva Peppino Diana, la tua vita non finisce sulla porta di casa tua, né finisce con tuo padre, tua madre, tua sorella, tuo fratello. Gli altri? “ecchisenefrega chi li conosce”. Tu fai parte di una comunità. Quello che succede in una comunità riguarda tutti, perché sono i “tutti” che fanno la comunità. E in quei “tutti”, ti piaccia o no, ci sei anche tu.
E tu puoi scegliere: puoi anche scegliere di far parte di “loro”. Quelli che forse vedi ogni giorno passarti davanti pieni di soldi a vent’anni. Bella vita, certo. Macchinone, femminone, villone, soldi quanti ne vuoi. I fessi, magari negozianti che taglieggi, che ti si inchinano davanti: e certo so’ soddisfazioni. Che ti porterai nella tomba quando toccherà a te morire ammazzato a vent’anni alla prossima guerra di camorra; o, se ti va bene, ti consoleranno nei venti o trent’anni che dovrai passare in galera. Questo diceva Peppino Diana “per amore del suo popolo”: «assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra».
Oggi come trent’anni fa, il popolo per il quale Peppino Diana non ha taciuto per amore non è chissachì o chissà cosa. Sei tu. Siamo noi. Tutti noi.