La Santa Piccola, il film di Silvia Brunelli uscito da Biennale Cinema College che affronta i grandi temi della superstizione e scoperta di sé, dei mille colori della Napoli della Sanità e di LGBTQ+, approda a Caserta il 18 maggio alle ore 20:30 presso il Duel Village Cinema Teatro Multisala Caserta. La proiezione sarà seguita da un incontro con il cast.
Realizzato col grant di 150.000€ di Biennale College Cinema, il laboratorio di alta formazione della Biennale di Venezia che sostiene dal 2012 la produzione di opere prime e seconde, il film racconta la storia della fraterna amicizia di Lino e Mario che si incrina quando Mario scopre di provare per Lino qualcosa che va oltre la pura amicizia. Una storia di formazione e identità che si intreccia con l’imprevedibilità della vita all’interno del palcoscenico, a tratti surreale, delle credenze e superstizioni popolari di una Napoli colorata e variopinta. Sullo sfondo un’umanità piccola e delicata prigioniera della propria quotidianità, ancora legata a superstizioni e credenze religiose.
Il film prodotto da Rain Dogs vede l’aiuto sul territorio di Mosaicon Film, Antracine, Nuovo Teatro Sanità e dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. La distribuzione internazionale è stata affidata a Minerva Pictures Group e TVCO mentre quella italiana sarà curata direttamente dai produttori in collaborazione con Emera film.
Oltre alla partecipazione alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia, il film ha vinto come Miglior Lungometraggio Italiano al RIFF- Rome independent film festival e si è aggiudicato il Premio del Pubblico (Fuori dal giro) al Festival del Cinema di Porretta Terme. E’ stato selezionato all’IFFK International Film Festival of Kerala, al Roze Filmdagen Amsterdam LGBTQ+ Film Festival. Sarà, inoltre, fra i selezionati al Pink Apple Film Festival (Aprile 2022)e a all’Italian Film Festival in Scotland (Maggio 2022).
L’ambientazione è quella del Rione Sanità di Napoli con i suoi colori e la sua stravagante umanità. Lino e Mario sono due ragazzi, due amici molto legati fra loro: vivono momenti semplici, muovendosi in giornate sempre uguali. Ma per loro, finché ci sono l’uno per l’altro, non c’è bisogno di andare da nessuna parte se non nel loro piccolo quartiere, il loro rifugio un po’ cadente ma colorato. Lino si prende cura della mamma Perla e della sorellina Annaluce. E’ lui l’uomo di casa e, nonostante la sua giovane età, prova a concedersi svago e divertimento; la sua quotidianità va bene così com’è, anche se gli richiede grandi sforzi per mandare avanti la famiglia. Ma tanto il momento di sentirsi libero e leggero arriva sempre quando finalmente passa del tempo con Mario.
Mario è un ragazzo come tanti, con gli interessi di qualsiasi altro coetaneo della sua età. Lino è sempre con lui, a condividere ogni momento libero non appena Mario stacca dal lavoro di meccanico. Mario è sicuro di sé, non ha mai inciampato più di tanto nella vita, non ha mai avuto grosse scosse al suo mondo. E quando le ha avute, c’era comunque il suo migliore amico Lino a fargli tornare il sorriso. Finché la grossa scossa non arriva anche per lui, e rischia di mettere in pericolo proprio il legame fraterno con Lino nel momento in cui si rende conto che quello che prova per il suo migliore amico va oltre l’affetto e l’amicizia.
Sullo sfondo un quartiere la cui vita ha un andamento inesorabilmente piatto e monotono, senza stimoli o aspettative particolari, finchè Annaluce improvvisamente compie un miracolo: durante una processione religiosa nel quartiere, una colomba si schianta contro la statua della Madonna e cade a terra. Di fronte alla folla attonita la bambina raccoglie il corpo del volatile e apparentemente lo riporta in vita, divenendo da quel momento la santa protettrice del rione. E la vita del quartiere e dei suoi protagonisti viene completamente stravolta.
Nato dalla suggestione dell’omonimo romanzo di Vincenzo Restivo, La Santa piccola è il racconto dell’inizio di un viaggio, di una fuga inconsapevole da una quotidianità priva di prospettive scritta a tinte agrodolci: un film che parla di primavere senza paura di mescolare i toni del dramma con quelli del sorriso per un’umanità talvolta pittoresca, impastata di simbolismo religioso e superstizione.
“Questa è una storia che racconta di tenerezza e di crudeltà – ci spiega la regista – di bisogno di credere che qualcosa di buono e di superiore possa accadere, di speranza che qualcosa ci salverà dalla quotidianità e dalla sua monotonia.”
C’è la storia di Lino (Francesco Pellegrino), che impegnato costantemente dalle responsabilità familiari si ritrova a perdere il suo ruolo: Lino improvvisamente più spensierato ma assieme solo e vuoto, va alla ricerca di qualcosa che lo faccia sentire accolto e desiderato; e si tuffa nei miasmi di una sessualità e di una libertà che diventano pericolosamente svuotamento di senso. E finisce per restare lì, immobile da dove è partito.
E quella di Mario (Vincenzo Antonucci), colui che sembra all’apparenza il più immobile di tutti, con i suoi sguardi persi fra le pieghe del soffitto e che nella sua immobilità in realtà sta affrontando un percorso di comprensione ed ascolto di sé. Nel suo viaggio, scopre che quella sensazione che è tutta nuova forse è amore, e che questo amore non è come se lo era sempre immaginato. L’amore per il suo migliore amico che è sconosciuto e che, nonostante faccia paura, gli appare giusto e fatto apposta per lui, come se avesse improvvisamente trovato il suo posto nel mondo e potesse finalmente iniziare a respirare, a vivere.
Perla (Pina di Gennaro), la madre di Lino, ha una vita inchiodata alla sedia delle troppe sigarette e di una apatia che non la lascia esistere, che uccide la sua maternità e che la fa sentire inadeguata e sola, Una donna che in realtà ha solo bisogno di sentirsi parte di qualcosa che la accolga e la ami.
E poi c’è Annaluce (Sophia Guastaferro), che si lascia investire del ruolo di Santa e di dispensatrice di miracoli con l’impegno e la generosità che è propria spesso dei più piccini. E tra tutti i suoi miracoli c’è quello di portare aria nuova e fresca nel quartiere. Ma c’è anche un silenzioso dissenso verso chi non sa agire o reagire, proprio come Mario e Lino. Tra loro si muove Don Gennaro (Gianfelice Imparato), sacerdote del quartiere vecchio stampo e per il quale miracoli, rituale e superstizione sono sono parte integrante e connaturata della fede e del suo rivelarsi tra i poveri i disgraziati della terra.
Nella storia si muovono infine Assia (Alessandra Mantice), la giovane amica di Mario e Lino, che vive nei suoi intimi silenzi il desiderio e la forza di reagire a quella vita semplice fatta di poco.
E Marina (Sara Ricci), una ricca signora benestante che cerca nel confronto erotico conferme ed evasione dalla noia della sua quotidianità.
I produttori raccontano di aver scelto assieme alla regista di ambientare il film alla Sanità di Napoli perché “sembrava la cornice ideale per raccontare un territorio in cui si mescolano con creatività sacro e profano.”
Per il casting è stata centrale la collaborazione con il Nuovo Teatro Sanità che, proprio al Rione, trova la sua sede e la propria linfa vitale. Il cast vede come protagonisti giovani attori come Vincenzo Antonucci, Francesco Pellegrino, Alessandra Mantice e l’esordiente Sophia Guastaferro, affiancati da interpreti di grande esperienza quali Pina Di Gennaro, Gianfelice Imparato e Sara Ricci.
Sinossi
In un rione soleggiato di Napoli dove tutti si conoscono, Mario e Lino, due amici inseparabili, vivono giorni che si susseguono tutti uguali. Finché tutto cambia: la sorellina di Lino, Annaluce, inizia a fare miracoli, divenendo la santa protettrice del rione. Per entrambi, da quel momento, si apre una porta verso un mondo nuovo che li porterà su tracciati differenti, dove rischieranno tutto, anche ciò che è per loro più importante: la loro fraterna amicizia.
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