JuveCaserta, lo sguardo in prospettiva di Nicola Mei in vista del derby: l’intervista

Gentile, pacato e col classico accento toscano che mette buonumore. Nicola Mei è il metronomo della Ble Decò JuveCaserta, colui che è chiamato a portare calma e gesso, che esce dalla panchina e produce. Punti, triple, assist, energia e se serve anche quella parolina all’arbitro quando una scelta arbitrale non è del tutto limpida, a voler usare un eufemismo. Il suo sorriso però è coinvolgente, così come la voglia di fare e il rapporto con i compagni, dove è il primo a burlare o a esser beffato, un personaggio picaresco che ben potrebbe essere uscito dal Decamerone di Boccaccio. E quel passo e tiro di Taranto, da lui stesso ribattezzato “lancia e prega” sui social, parla in tal senso.

In vista del derby di domenica prossima contro la Del.Fes. Avellino, al termine dell’allenamento aperto al pubblico, abbiamo sentito quelle che sono le sue riflessioni, come sempre mai banali e focalizzate sull’obiettivo che, inutile dirlo, non può non essere la quarta vittoria consecutiva, anche perchè le avversarie in sequenza saranno toste e avranno il coltello tra i denti. Prima di andare avanti, tuttavia, è necessario un passo indietro, a quel match contro il Cus Jonico che ha avuto due volti. Un primo tempo di punto a punto, di sofferenza in vernice, a cui ha fatto seguito un finale di gara in crescendo che dal -10 ha portato alla vittoria.

Cosa ci si porta dietro e cosa invece bisogna lasciare per strada questa partita?

“Il nostro obiettivo non cambia. Dobbiamo cercare di crescere partita dopo partita, concentrarci sui dettagli perchè è lì che si fa la differenza e si decide il nostro destino. Di sicuro dalla vittoria di Taranto possiamo portare via l’orgoglio e la voglia del finale di gara, perchè di fatto, nel momento in cui abbiamo iniziato a correre e ad alzare i ritmi, abbiamo preso fiducia e mostrato che c’era o meglio ci poteva essere differenza fra le due squadre. Se poi andiamo in fiducia, riusciamo tutti ad essere pericolosi, e se distribuiamo i punti come abbiamo fatto, con 6 uomini in doppia cifra, e stringiamo le maglie in difesa come sappiamo, allora possiamo davvero toglierci parecchie soddisfazioni. Quello che invece dobbiamo evitare è quella serie di errori che ci condizionano spesso nella parte iniziale della gara, come è avvenuto a Taranto ma anche con Roseto. Non tutte le partite le riesci a ribaltare come è successo a noi, quindi bisogna essere più pronti, limare gli errori al massimo ed evitare di star lì a rincorrere”.

Analisi magistrale, che non può che essere condivisa ed a cui può essere aggiunto anche lo spettrale primo quarto contro Pescara. Poi serve sempre lo “stappo” della partita ed improvvisamente le percentuali del brutto anatroccolo diventano da cigno. Ora Avellino, tuttavia, è forse il peggiore avversario che potesse capitare alla JuveCaserta. Reduce da due ko consecutivi, con Crosariol che ha preso solo settimana scorsa il timone in panchina lasciato da coach Benedetto, e con tanti cambi a roster che hanno modificato le gerarchie, Avellino è una squadra ferita e vogliosa di vendetta. Il campionato al di sotto delle aspettative ha costretto la dirigenza irpina a cambiare, ma gli effetti sperati non si sono avuti e la squadra latita ancora a metà classifica, nonostante Traini e Sandri siano giocatori da categoria superiore.

E da qui la domanda ad uno esperto di tante gare del genere, di quelle che vanno ben oltre i due punti. Come si fa a venire a capo di questa matassa ed uscire col referto rosa?

“Bisogna innanzitutto prendere tutti quegli aspetti mentali che circondano questa gara e trarli a nostro vantaggio. E’ vero che magari c’è chi magari può soffrire più o meno pressione, ma con la giusta motivazione, con il giusto modo di affrontare le cose, anche da qui puoi trarre qualcosa di positivo. E’ indubbio che per il capitano Sergio, per Davide e Antonio questa è una gara diversa, più sentita, ma è da loro che parte una energia diversa che serve a dare a tutti quella carica in più che ti fa bene. Il resto lo farà il pubblico, perchè vedere il palazzetto pieno, vedere il sostegno che il pubblico ci dà è un qualcosa per cui vale la pena giocare. E poi, siamo in buon momento, ci aspettano questa ed altre partite difficile, non vogliamo fermarci e anzi vogliamo fare ancora meglio”.

Anche qui ci si può benissimo togliere il cappello di fronte alla saggezza di un Nick Mei che non chiameremo “veterano” perchè l’età è solo un numero, ma che di sfide del genere ne ha vissute e che, così come mostra sul campo, sa come trovare il giusto modo di vincere. Un’ultima domanda vale la pena farla su Caserta città, di basket e non solo.

Qual è il bilancio a 5 mesi dall’arrivo all’ombra della Reggia?

“Caserta è un ambiente super, è una piazza che vive di pallacanestro, che ti fa sentire orgoglioso di essere parte di una squadra che, non me ne vogliano altre, ha scritto la storia del basket italiano. Tutto questo indubbiamente significa anche grande responsabilità, perchè i tifosi proprio per ciò che hanno vissuto pretendono parecchio quando indossi questa canotta, questi colori. E cosa da non sottovalutare, magari ai giovani è vero un po’ di fifa addosso te la mette, magari ti inibisce, ma al tempo stesso ti dà anche stimoli unici, che ai veterani invece possono dare una carica ancora maggiore. La città è bella, si vive bene, e si sta bene. Non vedo l’ora di vedere il palazzetto pieno domenica”.

 

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