Caserta. Nicola Mei è un professionista dal talento cristallino e che non ha bisogno delle luci della ribalta. È la guardia della Paperdì Caserta che mette i fatti, le sue triple innanzitutto, davanti alle parole – che comunque sono tante – e alle chiacchiere senza costrutto. La sua presenza, all’interno di questo roster, è foriera di esperienza e di tranquillità ed il suo legame con Caserta e con la tifoseria, nato lo scorso anno, lo rende un beniamino e un punto di riferimento.
Allora, per te che sei un veterano di mille battaglie, quali sono le tue sensazioni su questa stagione, che è iniziata con un motore che ha già macinato parecchi chilometri?
È stata lunga e faticosa, dominata dal caldo e fatta di tanti spostamenti. Avevamo il compito di mettere tanta benzina nelle gambe e di trovare il giusto modo per esprimerci sul campo, e penso che su questo punto possiamo dire di aver centrato l’obiettivo. Siamo stati fin dai primi giorni senza Paolo Paci, che è sicuramente un giocatore importante per noi e che quando tornerà sarà un vero valore aggiunto per la squadra, ma questo non ci ha rallentato. Siamo pronti a scendere in campo e non vediamo l’ora.
L’anno passato ti abbiamo visto imbucare il canestro in tantissimi modi, con molti circus shot (? ndr) originali impossibili da replicare a casa: come fa un atleta come a te a creare ed allenare queste specifiche skills di tiro?
Beh, come ho detto l’anno scorso ci sono anche le volte in cui è un ‘lancia e prega’ e sicuramente in molte altre circostanze la fortuna fa la sua parte. Scherzi a parte, bisogna allenarsi anche in situazioni del genere, farsi trovare pronti e saperne uscire, poi è ovvio, si conservano quelle che vanno dentro mentre dimentichiamo quelle che non trovano il canestro. Ed ora la prima in campionato, a Desio… Siamo questi, abbiamo qualche acciacco e saremo senza Paolo, faremo il possibile consapevoli dei nostri mezzi e con la voglia di tornare a casa senza aver lasciato sul campo nulla di intentato.
Alessandro (Sperduto ndr) da Agrigento, ci chiede di domandarti cripticamente: Stare lontani e…
Stare lontani e volerti sempre qui, è una canzone di Amalfitano che ci ha accompagnato e che racconta bene ciò che è un legame che va oltre il campo, oltre le stagioni.
Poteva essere finita qui, ma la curiosità che Mei ha messo sulla sua scelta letteraria mi porta a cercare il testo e a spulciarlo e, da qualche parte, in quelle righe, ecco la perfetta descrizione che meglio di altre rappresenta il #17: “Non tutti vogliono essere i più grandi campioni del paese o far parte di svariati consigli d’amministrazione, non tutti vogliono essere i migliori avvocati, non tutti vogliono aprire gli occhi ogni mattina sul trionfo o la rovina dei titoli di giornale. […] Qualcuno vuole vedere il film non esserlo, qualcuno vuole fare il pubblico. Qualcuno vuol essere una ruota dell’ingranaggio. E non perché è costretto, ma perché lo vuole. Una paura questione matematica. Così me ne stavo seduto qui, in giardino, e non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo”.